Fabio Valente
Fu tra i vari comandanti militari della guerra civile seguita alla morte di Nerone.
Nato (35 – 69 ) ad Anagni da famiglia equestre, fece parte del Collegium Iuvenum anagnino sito presso l’attuale zona di piazza San Nicola. Amico intimo dell’imperatore Nerone, fu comandante della Legio I Germanica stroncando la rivolta di Giulio Vindice e sconfiggendo la popolazione germanica dei Catti.
Durante i disordini seguiti alla morte di Nerone, Valente cercò di persuadere Virginio Rufo, che governava la Germania superior, ad assumere la porpora e quando Rufo rifiutò, tentò di diffamarlo accusandolo con Galba di aver tentato di farsi imperatore. Poco dopo l'ascesa di Galba al potere, Valente, insieme con il legato di un'altra legione, Cornelio Aquino, mise a morte Fonteio Capitone, governatore della Germania inferior, con l'accusa che intendeva ribellarsi, ma, come pensano i più, perché aveva rifiutato di prendere le armi rispondendo ai loro inviti.
Riuscì a convincere alla rivolta il nuovo governatore Vitellio marciando in armi su Colonia Agrippinense e proclamandolo imperatore. Al comando di 40.000 soldati Valente invase la Gallia seminando morte e distruzione nella provincia e sottomettendola con la forza a Vitellio rendendosi anche autore della strage di Diviodurum che portò alla morte di 4000 abitanti trucidati dai suoi legionari.
Nella prima battaglia di Bedriacum – nei pressi di Cremona – Valente sconfisse l’esercito dell’imperatore Otone assicurando a Vitellio il controllo dell’Italia ed entrando trionfalmente a Roma. Dal 1 settembre del 69 d.C. fu console assieme al rivale Cecina Alieno ottenendo da Vitellio il governo di fatto su tutto l’impero.
All’arrivo del generale Antonio Primo fedele a Vespasiano in Italia, Cecina tradì Vitellio mentre Valente, rimasto fedele all’imperatore, tentò di spostarsi in Gallia via mare per attaccare da tergo le truppe nemiche. Catturato dalla flotta di Svetonio Paolino, fu giustiziato ad Urbino alla metà di settembre per smentire la voce diffusa dai vitelliani che fosse fuggito in Germania per raccogliere un nuovo esercito.