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Anagni, la Citta' dei Papi

Anagni, la Citta' dei Papi

« veggio in Alagna intrar lo fiordaliso
e nel vicario suo Cristo esser catto.
Veggiolo un'altra volta esser deriso;
veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele,
e tra vivi ladroni esser anciso. »

(Dante Alighieri, Purgatorio XX, vv. 86-90)


 

ANAGNI EXCELSA

Un incredibile viaggio tra i tesori di Anagni. Emozionati!

 
 

Prima di iniziare a navigare le opportunità di visita della nostra città, vogliamo darvi qualche cenno storico.

I primi insediamenti e l’età romana

La città di Anagni sorge su una collina a 470 mt di altezza, in posizione dominante sulla Valle del Sacco. Tracce di un primo insediamento abitativo sono state individuate sul punto più alto del colle dove è stato rinvenuto un banco di arenaria con fori e fosse che permettono di ipotizzare la presenza di una capanna di forma circolare che fungeva da abitazione, databile al IX secolo a.C. A questa altezza cronologica è difficile individuare con esattezza la popolazione che vi dimorava. Solo successivamente, a partire dall’VIII-VII secolo a.C. è possibile riconoscere la presenza degli Ernici, un popolo di stirpe italica che, uniti in federazione con gli abitanti delle altre città vicine, avevano individuato nella civitas di Anagnia la loro capitale religiosa, sede di numerosi templi e luogo di incontro per le adunanze. Gli Ernici entrarono in contatto con Roma fin dall’età regia, intrattenendo rapporti di alleanza e amicizia, alternati a momenti di crisi. Nel V secolo il Senato romano, per meglio fronteggiare gli Equi e i Volsci, rinnovò l’alleanza con gli Ernici. Un secolo dopo, nel 307-306 a.C., Anagni si ritrovò a presiedere la Lega ernica, un’alleanza stretta con le città di Alatri, Ferentino e Veroli in funzione antiromana, per contrastare le mire espansionistiche della città fondata da Romolo. I Romani, tuttavia, riuscirono nel loro intento e conquistarono Anagni che venne trasformata prima in Prefettura e poi in Municipio, riconoscendo alla città il suo carattere sacro. Da questo momento in poi le vicende dalla città ernica si legarono a quelle di Roma.

Del periodo romano troviamo numerose tracce: la cinta muraria in opera poligonale risale a un'epoca di poco successiva alla conquista romana; diversi terrazzamenti sempre in opera poligonale che recintano l’acropoli; sostruzioni di varie epoche, frammenti di edifici e iscrizioni epigrafiche conservate nelle collezioni museali della Cattedrale e del Monastero delle Suore Cistercensi e una zona termale come ricordano i toponimi Piscina e Via delle Terme e alcune iscrizioni su cippi conservati nel Museo della Cattedrale.

Fuori le mura le fonti ricordano il Compitum anagninum (corrispondente all’attuale frazione di Osteria della Fontana), una statio a circa 40 miglia a sud-est di Roma sull’antica Via Latina, punto di intersecazione tra questa e la Via Labicana.

Il periodo medievale

Sull’Anagni altomedievale sappiamo poco. È citata fra le sedi vescovili appartenenti al Patrimonio Labicano fin dal V secolo (nel 487 il vescovo Felix era presente a un sinodo) e rientrava fra i beni assegnati a papa Pasquale I (+824) dall'imperatore Ludovico. Fino all’VIII secolo era amministrata da tribuni eletti dall'esarca di Ravenna e, fino a tutto il IX secolo, da duchi nominati dal papa. Anche sull’assetto urbano di questo periodo abbiamo poche informazioni. Sappiamo di una cattedrale del IX secolo, sul sito della quale venne costruita l’attuale, mentre non si hanno notizie di una cattedrale precedente. Maggiori informazioni si hanno sugli insediamenti abitativi nel territorio circostante, grazie alla presenza di ipogei funerari in località Monte Vico datati al IV secolo e di un sepolcreto nei pressi di Collecurto. Nell’area di Villamagna, alle pendici dei Monti Lepini, sono documentate fasi di frequentazione tardoantica e altomedievale; recenti scavi hanno permesso di individuare i resti di un insediamento monastico sorto attorno all’VIII secolo. Durante l’XI secolo l’attestazione di un dux Adriano fa ipotizzare la presenza a capo della città di veri e propri signori locali, ma a partire dal XII secolo la città iniziò a essere teatro di grandi avvenimenti legati alla storia europea. Grazie alla presenza pontificia, divenuta più assidua tra il XII e il XIII secolo, Anagni si trovò al centro della lotta tra Papato e Impero. In stretta connessione con l’importante ruolo assunto, in questo periodo si assistette all'affermarsi delle prime strutture comunali e di nuove classi di mercanti e artigiani e all'inizio del processo di inurbamento dei baroni, che successivamente assursero al ruolo di vere e proprie signorie.

La città, dopo il declino altomedievale, conobbe durante il XII secolo una prima ripresa dell'attività edilizia. Nella seconda metà dell’XI secolo si diede inizio alla costruzione della nuova Cattedrale; contemporaneamente si realizzarono nuove porte di accesso e nelle contrade Castello, Torre, Trivio e Tufoli si assistette a un notevole sviluppo urbano che rimase compreso all'interno delle mura romane, assumendo carattere monumentale. La Via Maggiore (oggi Via Vittorio Emanuele II), che rappresenta l'arteria principale della città, nel primo tratto (da Porta Cerere al Palazzo Comunale) segue l'andamento irregolare dell’antica strada romana, mentre nel secondo (che arriva fino alla sommità del colle e si sviluppa tra due cortine di edifici duecenteschi) è da attribuire a un intervento del XIII secolo. Lungo questa strada si stagliano gli edifici sede del potere ecclesiastico e civile: la Cattedrale e il Palazzo Comunale, i palazzi di Gregorio IX e Bonifacio VIII (l’attuale Palazzo Trajetto) e le residenze della nobiltà cittadina (case-torri e palazzi ad atrio porticato). In questo periodo si registrarono i fatti storici più importanti per la città e per la politica europea. Nel 1159 i legati delle città lombarde in lotta con l’Imperatore Federico I Barbarossa si riunirono in città per incontrare papa Adriano IV che li ricevette nella canonica della Cattedrale e firmarono un patto di alleanza in funzione antimperiale. Tra i legati bresciani c’era Jacopo Lombardo da Iseo al quale venne affidata la costruzione dell’attuale Palazzo Comunale. Nello stesso anno il papa inglese morì in città. Nel 1160 papa Alessandro III emanò la bolla di scomunica all’imperatore e l’anno successivo canonizzò Edoardo III il Confessore, re d’Inghilterra; mentre nel 1174 elevò agli onori degli altari san Bernardo da Chiaravalle e consacrò il vescovo Riccardo successore di san Thomas Becket. Dopo la sconfitta subita a Legnano, il Barbarossa inviò i propri legati ad Anagni per firmare la pace. In quell’occasione venne firmato il Pactum anagninum, che sarà poi ratificato con la firma della Pace di Venezia. Il XIII secolo si aprì col pontificato del primo papa anagnino, Innocenzo III, già canonico della Cattedrale, che nel 1215 canonizzò san Pietro, eremita di Trevi. Attorno agli Venti dello stesso secolo iniziarono anche i grandi lavori di abbellimento della Cattedrale con la realizzazione della pavimentazione. Nel 1227 salì sul soglio pontificio Gregorio IX, altro papa anagnino, che nel settembre dello stesso anno annunciò dall’altare della Cattedrale la scomunica contro Federico II, il quale non aveva ancora ottemperato alla richiesta del papa di partire per la crociata. Nel 1230 ricevette ad Anagni, nel suo palazzo, lo stesso imperatore, dopo averlo sciolto dalla scomunica a seguito della Pace di San Germano. Tuttavia, i rapporti tra i due si logorarono di nuovo e nel 1239 lo scomunicò per la seconda volta. Allo stesso papa si deve anche la fondazione di una abbazia florense, i cui resti sono ancora oggi visibili in contrada Gloria.

Dopo la morte di Gregorio IX e il brevissimo papato di Celestino IV, si ebbero due anni di sede vacante terminati ad Anagni con l’elezione di Innocenzo IV che continuò la lotta con Federico II e con i suoi eredi. Infatti, nel 1245 da Anagni scomunicò Manfredi, figlio illegittimo di Federico II, che aveva occupato il Regno di Sicilia senza il permesso del papa. Nel 1254 ascese al soglio pontificio Alessandro IV, il terzo papa anagnino, signore di Jenne (nei pressi di Subiaco), anch’egli canonico della Cattedrale. Molto attento alla cura della Cattedrale - da canonico aveva finanziato i lavori di pavimentazione della stessa - nel 1255 consacrò la Cripta, dedicandola alla Santissima Trinità e a San Magno. Nel 1256 canonizzò nella stessa Cattedrale santa Chiara d’Assisi e nel 1256 ricevette Alberto Magno che era giunto in città insieme a Bonaventura da Bagnoregio per dirimere la disputa con il parigino Guglielmo di Saint Amour, il cui libello eretico venne bruciato sul sagrato del Duomo.

Anagni durante il pontificato di Bonifacio VIII e lo Schiaffo.

Dopo un periodo di tranquillità per la città, con l’elezione a papa di Benedetto Caetani col nome di Bonifacio VIII, la città tornò protagonista sullo scacchiere europeo. Bonifacio VIII, nato ad Anagni attorno al 1235 ed eletto dopo la rinuncia di Celestino V, si ritrovò a dover fronteggiare diverse questioni politiche. Nel 1295 celebrò un solenne pontificale nella Cattedrale alla presenza di Carlo II d’Angiò, Giacomo d’Aragona, Carlo Martello d’Ungheria e altri nobili e principi europei, durante il quale annunciò la pace tra l’angioino e l’aragonese in lotta per la corona siciliana, concessa dal papa a Federico d’Aragona, fratello di Giacomo. Nel 1302 sempre da Anagni ratificò la Pace di Caltabellotta che pose fine alla contesa siciliana. Intanto il papa anagnino avviò una politica di espansione territoriale a favore della propria casata nei territori laziali e di acquisizione di case per sé e per la sua famiglia nella sua città natale. In particolare, per il nipote Pietro II Caetani acquistò da Adinolfo di Mattia il palazzo che era stato di Gregorio IX. Per sé invece fece costruire un palazzo poco distante dall’altro, accorpando strutture già esistenti e fortificandolo, conosciuto oggi con il nome di Palazzo Trajetto. Sempre a Bonifacio VIII si deve la costruzione della casa dei canonici della Cattedrale sul lato settentrionale del duomo, dopo essere intervenuto per porre fine ai contrasti sorti tra il vescovo e i canonici che fino ad allora avevano fatto vita comune. L’espansione dei Caetani su tutto il territorio mise in allarme i signori delle terre del Basso Lazio, in particolare i Colonna e i Conti da Ceccano che videro in Pietro II, sostenuto dallo zio pontefice, un potente rivale. I Colonna, in particolare, si macchiarono del crimine del furto del denaro che il papa aveva destinato all’acquisto di Ninfa. Bonifacio VIII reagì fermamente all’offesa e, dopo aver assediato Palestrina, roccaforte dei Colonna, obbligò i cardinali di quella famiglia a chiedergli umilmente perdono. A seguito dell’umiliazione subita, i due prelati ripararono in Francia, alla corte del Re Filippo IV il Bello, il quale intanto aveva anch’egli intrapreso una lotta col pontefice anagnino. Infatti, il re di Francia, impegnato nella sua opera di accentramento e di burocratizzazione del regno francese in un’ottica statale, aveva imposto ai chierici di Francia di interrompere il versamento delle decime a Roma a favore delle proprie casse. Questo atto venne respinto da Bonifacio VIII che rispose con una serie di bolle che riaffermavano la superiorità del potere papale su quello temporale. Tuttavia il re rimase sulle proprie posizioni e, anzi, tentò di screditare il pontefice anagnino imbastendo un processo al fine di farlo decadere, dichiarandolo papa illegittimo. La lotta tra i due culminò con il famoso episodio che è passato alla storia come lo Schiaffo di Anagni del 1303. Il papa anagnino aveva deciso di scomunicare il re di Francia facendo affigere sulla porta della Cattedrale la bolla di scomunica. Il re, essendo stato informato delle intenzioni del papa, inviò ad Anagni un manipolo di cavalieri e mercenari a capo dei quali erano un suo legato Guglielmo di Nogaret e Giacomo Sciarra Colonna, parente dei due cardinali scappati in Francia. La mattina del 7 settembre la truppa riuscì a penetrare nella città grazie alla complicità di Adinolfo di Mattia, che aveva fatto lasciare aperte una o forse due porte cittadine (San Nicola e Tufoli). Gli anagnini non intervennero, permettendo che gli uomini al soldo dei francesi assediassero i palazzi di Bonifacio VIII (Palazzo Trajetto), dei suoi cardinali e di suo nipote. Fu questo il primo a cedere dopo una giornata di assedio. Il papa anagnino invece non si arrese e rimase nascosto. Gli assalitori, tuttavia, avendo avuto il tempo di analizzare la situazione dei luoghi, giunsero alla conclusione che la Cattedrale rappresentava il punto di più facile accesso per raggiungere Bonifacio VIII. Infatti il palazzo nel quale si trovava era addossato e unito alla Cattedrale. Così il 7 settembre Sciarra Colonna e i suoi uomini incendiarono le porte della Cattedrale, guadagnando l’accesso al palazzo ove era il pontefice. L’edificio papale venne devastato. Il papa, informato dell’arrivo dei suoi aguzzini, si fece trovare seduto sul trono pontificio, con un mantello rosso sulle spalle e la tiara sulla testa, tenendo nelle mani le chiavi di san Pietro e la croce. Sciarra Colonna e Rinaldo da Supino si trovarono al cospetto di Bonifacio VIII. Sciarra era pronto a ucciderlo; tra i due iniziò una schermaglia verbale ma non sappiamo se dalle parole si passò ai fatti. Le fonti sono discordanti; una in particolare, del cronista francese Niccolò Gilles, parla del colpo sul volto ricevuto da Bonifacio VIII infertogli da Sciarra Colonna con la mano armata di un guanto di ferro. Da questa testimonianza indiretta prese avvio la storia dello Schiaffo di Anagni che gli storici moderni sono propensi a interpretare come una leggenda, parlando di schiaffo morale più che materiale, essendosi trattato di un vero e proprio affronto alla figura del papa, vicario di Cristo, come ricorda Dante nella Divina Commedia.

Dopo tre giorni di assedio la città venne liberata dagli anagnini che, non tollerando più la presenza dei soldati in città, si erano organizzati grazie anche all’arrivo dei sostenitori del papa. Bonifacio venne tratto in salvo e accudito dalla popolazione che ringraziò durante un discorso che tenne sulla piazza della Cattedrale il 9 settembre. Una settimana dopo partì alla volta di Roma, scortato dagli Orsini, dove morì nella notte tra l’11 e il 12 ottobre. Per Anagni si chiuse così quel periodo di grande splendore che l’aveva caratterizzata per quasi due secoli, grazie alla costante presenza pontificia. Ma la città non decadde completamente. Dopo la fine della Cattività avignonese, nel 1378 papa Gregorio XI visitò Anagni e, dopo la sua morte e l’elezione di Urbano VI, i cardinali in conflitto con quest’ultimo si riunirono in Anagni ospiti di Onorato Caetani, signore della città e rettore della Provincia di Marittima e Campagna. I cardinali uscirono da Palazzo Caetani diretti verso la Cattedrale per dichiarare nulla l’elezione di Urbano VI, ma non sentendosi più al sicuro in città, si trasferirono a Fondi, altro feudo Caetani, dove elessero l’antipapa Clemente VIII.

L’epoca moderna e contemporanea

Nei secoli successivi Anagni vide alternarsi periodi di tranquillità a fasi più instabili. Nel seconda metà del Cinquecento venne cannoneggiata dal Viceré di Napoli, Alvaro da Toledo duca d’Alba durante il conflitto tra il re di Spagna Filippo II e papa Paolo IV. In quello stesso periodo importanti lavori di fortificazione furono progettati e in parte realizzati sull’acropoli, in particolare sul lato settentrionale della Cattedrale dove vennero demoliti i resti dell’antico episcopio e della casa dei canonici, entrambi assediati dai francesi nel 1303. In epoca moderna è da registrare l’ammodernamento del centro cittadino col rifacimento delle facciate dei palazzi medievali che si affacciano sul corso principale, addolcendo in parte quell’austerità che caratterizzava la città nel Medioevo. Purtroppo, Anagni non è rimasta esente dai danni causati dalla Seconda Guerra Mondiale: è certamente da ricordare il bombardamento del 1944 che vide interessate diverse zone del centro storico e la conseguente distruzione di alcuni edifici e quartieri medievali, in particolare nella piazza della Cattedrale e nei quartieri Tufoli e Trivio.

Oggi la città conta circa 22 mila abitanti, distribuiti su tutto il vasto territorio comunale che comprende i monti a nord del centro abitato e parte della Valle del Sacco, fino alle pendici dei Monti Lepini. È sede vescovile e di numerosi istituti scolastici e convitti. L’economia si basa principalmente sull’industria e sul terziario, anche se ultimamente il settore primario sta riguadagnando terreno, grazie alle produzioni di prodotti caseari e da forno e alle diverse case vitivinicole produttrici in particolare dei famosi vini Cesanese e Passerina del Frusinate.

Contributo testuale del Professor Lorenzo Proscio