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Palazzo Iacopo da Iseo - sede del Palazzo Comunale

L'edificio fu eretto tre il 1159 e il 1163 dall’architetto Jacopo da Iseo, che faceva parte della delegazione delle città lombarde venuta ad Anagni per chiedere l'appoggio di Papa Adriano IV contro la minaccia di Federico Barbarossa. La presenza degli ambasciatori lombardi fa maturare la coscienza politica civile degli anagnini, che chiesero a Jacopo da Iseo la costruzione di un edificio destinato allo svolgimento delle attività civiche e politiche: il palatium rationum. Benché l'architetto avesse come modelli i broletti e i palazzi vescovili del nord Italia da cui trasse i caratteri fondamentali (costruzione a due piani con portico, una sala della ragione, uno scalone scoperto che permetteva l’accesso alla sala, platea communis), egli progettò un edificio sotto alcuni punti di vista innovativo. La pianta suggerisce che dovevano esserci due strutture preesistenti che vennero incluse nella progettazione. Inoltre, c'era la necessità di mettere in collegamento la via Major, ancora oggi la principale arteria della città, e il quartiere che si stava sviluppando nelle vicinanze. La soluzione ottimale fu quella di costruire un porticato con otto arcate in pietra e raccordare i due fronti del palazzo, entrambi rappresentativi. Il piano superiore fu occupato dalla Sala della Ragione, un vasto ambiente di rappresentanza, mentre all'esterno si sviluppava la Scala communis. La prima menzione relativa all’edificio è rintracciabile in una ricevuta, rilasciata da Orso Caietani nel 1163 a Jacopo da Iseo con il pagamento del lavoro svolto; mentre la citazione successiva è riportata in alcuni documenti anagnini del 1201, quando Innocenzo III investì Giovanni da Ceccano della contea di Ceccano in palatio anagnino. La struttura fu più volte ristrutturata nel corso del tempo. Nel 1254 gli interventi promossi da papa Alessandro IV riconfigurarono l'edificio arricchendolo: furono aggiunte così le trifore e fu ampliata la loggia che dava sulla scala. Su quest'ultima intervennero altri lavori intorno al 1306. Nel Quattrocento, sotto il pontificato di Eugenio IV, fu aggiunta l’elegante Loggia del banditore. Il violento conflitto con le truppe spagnole a metà del Cinquecento danneggiò pesantemente l'edificio. Da questo momento sono documentati una serie di interventi che culminarono con quelli del cardinale Lomellino. Nel 1572, infatti, egli trasferì la sua residenza nel palazzo e apportò una serie di modifiche documentate da alcune iscrizioni ancora presenti nel portico e nella Sala della Ragione. Al 1587 risalirebbe una cappella dedicata al patrono della città (Sacellum Sancti Magni), andata però distrutta nei lavori del secolo scorso. Dalla fine dell'Ottocento fino al 1925-1926 si susseguirono una serie di interventi di restauro prospettati nelle relazioni di Raffaele Ambrosi de Magistris. Il primo di questi fu la realizzazione di un ricco controsoffitto ligneo a cassettoni nella di Sala della Ragione, opera dell’anagnino Giuseppe Bottini, e la divisione della stessa in due sale minori: la Sala delle Lapidi e quella delle Quattro Ere. Quest'ultima presentava una decorazione pittorica, opera di Eugenio Cisterna (1862-1933), con la rappresentazione di quattro allegorie dei periodi d'oro della città: l'età ernica, la romana, la medievale e la moderna. Gli interventi di restauro della seconda metà del Novecento ripristinarono le strutture medievali, demolendo gli edifici addossati al palazzo, ricostruendo la scala communis obliterata dalle strutture ottocentesche e ricreando il vasto salone della Sala della Ragione. Su entrambe le facciate sono collocati gli stemmi di diverse famiglie che intervennero nella storia del palazzo e di Anagni: Caietani, Orsini, Della Rovere. Sul lato nord si trovano gli stemmi della città, il più antico dei quali dovrebbe risalire al XII secolo. In esso è rappresentato un leone sormontato da un’aquila. In quelli più tardi, a partire dal Cinquecento, vi furono aggiunte le chiavi per ricordare i quattro papi. Sicuramente il lato più suggestivo risulta essere quello della facciata meridionale, dove troviamo oggi “Piazza Giovanni Paolo II”, ribattezzata più volte nel corso del tempo (da “Piazza delle Carceri” a “Piazza della Pace”). E’ infatti possibile ammirare le due particolari trifore ad archi intrecciati, che costituiscono un motivo piuttosto raro nel Lazio e presente generalmente nelle zone più meridionali prossime alla costa; la loggia, che a partire dal XIII secolo diventa un elemento essenziale dei palazzi comunali, in quanto concepita come elemento necessario al raccordo fra la scala e la sala principale; la scalinata, che si configura anch’essa come spazio a servizio della comunità; la graziosa quattrocentesca loggetta del banditore, realizzata con materiali marmorei di reimpiego e che presenta capitelli simili a quelli presenti nelle abbazie di Casamari e Fossanova.

Contributo testuale di Maria Giudici.