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Le prime notizie che abbiamo la descrivono collocata più internamente, con un torrione elevato (turris de cellere). Soffrì molto l’assedio degli Spagnoli nel 1556, dal momento che parte dell’artiglieria era stanziata presso il convento di San Pietro in Vineis e la stessa torre fu distrutta. La costruzione di uno dei bastioni cinquecenteschi, obbligò lo spostamento della porta più avanzato rispetto al passato. Nel 1812 il comune programmò il restauro della stessa oramai in rovina, ma solo nel 1831 il consiglio affidò il progetto all’ingegnere Antonio Martinelli. Nel 1841 era stata sicuramente completata e il cardinale Silvestro Belli, mentre era in visita ad Anagni, vi poté transitare. Fino agli anni ’30 del secolo scorso, la porta era collegata alla cinta da muri merlati, in seguito abbattuti. Differentemente da Porta Santa Maria e di San Francesco, i blocchi di travertino in bugnato decorano sia l’interno che l’esterno del monumento. Sul versante esterno due lesene sostengono un architrave con triglifi e una mensola al centro della quale campeggialo stemma della città con l’aquila che afferra il leone, le chiavi pontificie e il manto imperiale. Ai lati, invece, sono due aquile. Nella parte interna, in alto, un’iscrizione ricorda i lavori con cui nell’Ottocento furono restaurate la porta e le mura e rifatta la strada che conduceva fino alla Casilina.

Testo © Dott.ssa M. Giudici