Cantina Zi' Giovanni
Un racconto della guida turistica Valentina Sperti.
Un tranquillo e soleggiato sabato mattina e una passeggiata insolita tra i vicoli di Anagni, mi regala una visione nuova di una realtà che oggi potrei definire quasi parallela.
La ben nota città d’arte dal passato prestigioso, fatta di vicoli pittoreschi, arcate, sampietrini, palazzi maestosi e cattedrali, nasconde ben altro.
Sì perché improvvisamente, dietro quelle piccole e semplici porticine di legno segnate anche loro dall’avanzare dell’età, si nascondono luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato. E come in un vecchio film dai toni opachi, mi ritrovo cosi catapultata in una realtà lontana.
Dalla cisterna di età romana che tuttora convoglia l’acqua attraverso sistemi di canalizzazione ben definiti e accurati in tutta la città, si arriva a bussare alle porte del medioevo.
Mi addentro in sotterranei e cantine, dove spesso ancora oggi gorgoglia l’acqua dalle rocce, sfioro con le dita le pareti umide di tufo e argilla della cantina Stavole, ammiro un vecchio forno e un’altra porticina ancora mi accompagna nel giardino retrostante.
E la visuale si apre improvvisamente a un terrazzamento che toglie il fiato: una distesa di ulivi adagiati sulle antiche mura di Anagni da cui è possibile ammirare il panorama che da Segni spazia per un buon tratto dei Lepini. Continua il mio viaggio che questa volta mi condurrà in un luogo che potrei definire magico.
Siamo nella cantina di Zì Giovanni.
Pezzi di storia vissuta, ceramiche di cotto, vecchie lanterne, ferri da stiro, ciocie, vecchie macchine fotografiche, piatti e stoviglie datate.
Al centro della stanza un tavolo in legno sopra cui Giovanni decide di regalarmi vecchie raffinatezze del suo passato da tipografo racchiuse in una scatola. Un mondo all’interno di essa.
Vecchie e piccole tessere di quella che fu la sua storia da stampatore. Piccole caselle fatte di lettere per quella che fu la stampa a caratteri mobili nata a pochi passi da noi, Subiaco per l’esattezza, dove due allievi di Gutenberg, fondatore della suddetta, stamparono il primo libro in Italia attraverso questa rivoluzionaria tecnica.
Giovanni mi spiega che il procedimento consisteva nell’allineare i singoli caratteri, quei piccoli tasselli, in modo da formare una pagina intera che veniva poi cosparsa di inchiostro e pressata su un foglio di carta o pergamena.
Passione e storia, tra le mie mani, sottoforma di piccole caselle di legno.
Chiudo dietro di me quella porta, posso sentire ancora l’odore delle botti di legno, il profumo del vino. Pochi passi e sono di nuovo in strada, dove le lancette sembrano tornare a scorrere ritmi regolari.
Anagni sotterranea è un tuffo quasi nostalgico, angoli nascosti pronti ad offrire una visione del passato diverso da quello presente sui libri di scuola.
Tante piccole storie in una sola grande storia.
Quella della nostra meravigliosa Terra, chiamata Ciociaria.